La politica dell’apparenza e i cittadini romani

Wikipedia definisce come apparenza:

“un riferimento all’opinione, alla percezione sensibile del fenomeno, ritenendo ambedue i termini significanti incertezza nell’acquisizione di una verità presupposta invece come assoluta. Per questo motivo, il termine apparenza viene spesso inteso in contrapposizione a verità o realtà”.

Oggi, più che in passato grazie alla meraviglia dei social media, questo termine si lega perfettamente alla gestione amministrativa della Città Eterna, ed alla sua rappresentazione rivolta alla platea, i cittadini romani.

Qui sorge l’accostamento tra la diffusione dell’informazione circa i fatti – le attività svolte, i problemi risolti, le difficoltà pianificate – e l’apparenza di ciò che si afferma, di ciò che si vuole far capire o intendere, ad uso e consumo del politico/venditore di turno.

Cittadini romani: tra apparenza e gestione amministrativa

Non stiamo criticando, o meglio, riconosciamo una valida attenuante a certi proclami che di vero contengono forse il 10% di quanto detto.

Il problema non è di chi dice ma di chi ascolta: la nostra società ama illudersi, non lo nascondiamo, al punto di voler sostituire ciò che sembra alla sostanza, e questa cosa ci va bene a quanto pare, basti vedere la tenuità delle sanzioni morali e sociali di chi, smascherato per il raggiro, non vede la sua credibilità intaccata, non perde la faccia, e questa responsabilità se all’inizio è del mentitore, alla fine è dell’ascoltatore cioè il cittadino.

apparenza

Apparenza: ma come siamo finiti ad essere noi i responsabili del misfatto comunicativo?

Il motivo del regresso della nostra autodeterminazione sociale, che è quella per cui la “balla” detta oggi è dimenticata domani, o l’informazione che si ferma al titolo, come se il senso e l’importanza del testo fossero relegate alla dimensione del carattere è da rintracciare, forse, nei tempi delle cose.

Se non diamo tempo alle nostre facoltà di approfondire e discernere saremo sempre facilmente influenzabili e manipolabili, mentre leggere, capire e valutare sono gli anticorpi naturali al velo di maya dell’apparenza.

Fare questo non è semplice e per capirlo voglio riproporre un esempio che ascoltai dall’economista Prof. Leonardo Becchetti e che recita all’incirca così:

Esistono vari problemi ma approssimativamente due vie di risoluzione, la prima passiva e la seconda attiva.Se mi si accende la spia della macchina la porto dal meccanico, spero non sia nulla di grave, e poi torno a prenderla riparata.
Diversamente se ho un dolore fisico vado dal medico, il quale mi darà una cura da seguire, forse fastidiosa o dolorosa, ma la guarigione arriverà solo se io con sacrificio faro quanto mi è stato prescritto, ecco in questo secondo caso troviamo la cura per distinguere il vero dall’artefatto, se non c’è questo sforzo iniziale non si arriverà al senso delle cose, ed allora faremo il gioco di quelli che ci servono il pianto pronto, facile, breve ma falso.

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Fabrizio Patrizi

Avvocato iscritto all’Ordine di Roma ed esperto di tematiche connesse all’imprenditorialità e commercio. Presidente dell’Associazione dei commercianti del Rione Trevi e oratore delle associazioni “Elpis” ed “Associazione Romana Studi e Solidarietà”, svolge attività di lotta al degrado e riqualificazione del territorio e coopera ad iniziative di lotta alla povertà, integrazione ed assistenza alle categorie più deboli.