A cura di
Federica Peruzzi

La chiesa di santa Pudenziana si trova  a due passi da piazza di Santa Maria Maggiore, sulla via Urbana, strada antichissima, di età imperiale e molto trafficata da sempre.

Oggi per accedere alla chiesa dobbiamo scendere una scalinata costruita nel 1500 circa, proprio perché il manto stradale in origine doveva essere ad un livello più basso di quasi 10 metri .

La basilica non fu costruita ex novo, ma com’era di uso nel primo cristianesimo, si decise di utilizzare edifici romani già esistenti, modificandoli e aggiungendo solo poche cose.

L’edificio precedente, secondo gli studiosi, era un’insula, ovvero la tipica abitazione dei medio-facoltosi di epoca imperiale; l’altro complesso, che si trovava dietro e separato dall’insula, era un edificio con pilastri e finestre, che aveva un ingresso sulla via Cesare Balbo.

Probabilmente quest’ultimo dove essere un edificio di svago perché al suo interno gli archeologi hanno trovato resti di vasche, non già, come si era pensato, appartenenti ad un complesso termale, ma, probabilmente, ornamento di un giardino.

La chiesa fu riedificata nel IV sec., unendo i due edifici, creando una sorta di scansione interna aggiungendo qualche pilastro, chiudendo le fontane, livellando il pavimento ed infine completando il tutto con una esedra.

La chiesa di oggi ha la veste del 1500-1600 quando vennero fatti i lavori maggiori, mentre il recupero delle mura medievali e di quelle romane, in laterizio, presenti sulle arcate delle navate, avvenne solo con la fine del 1800-inizio del 1900 .

Oggi la scansione spaziale delle tre navate non esiste più a causa della chiusura delle due laterali che nel 1500 diventarono cappelle.

Altra cosa che nessuno si aspetterebbe è la mancanza di un portale nella chiesa originale, ma questo non è l’unico esempio. Anzi, le basiliche del IV e V sec a Roma, non avevano porte, ma tre o cinque arcate in facciata che davano su un cortile.

Notevole la presenza di numerose finestre, alcune aperte, altre invece chiuse; presenza tipica nel medioevo in cui la luce era una presenza importante all’interno della chiesa, quale significato mistico nella liturgia, soprattutto in quella eucaristica. Per questa ragione la maggior parte delle chiese medievali aveva moltissime finestre, che nel rinascimento e sopratutto nell’austero barocco furono chiuse.

Con i restauri di epoca moderna si è deciso di togliere la facies barocca e di tornare a quello che doveva essere l’edificio originario.

Quello che oggi ci colpisce di più è la decorazione absidale.

Questo infatti è il più antico catino absidale a soggetto cristiano rimasto.

Diciamo che è il primo conservato, ma non possiamo sapere se ce ne fossero altri molto più antichi che purtroppo non sono stati conservati.

Esaminiamo il mosaico.

Un cielo pieno di nubi: al centro abbiamo un Cristo seduto su un trono riccamente decorato sia di oro che di pietre preziose, mentre regge con la mano sinistra un cartiglio con la scritta “il signore protettore della chiesa di pudenziana” e con la destra indica un qualcuno o un qualcosa.

Alle sue spalle troviamo un porticato che si apre su un panorama urbano: come era da immaginarsi sull’identificazione della città molti studiosi hanno portato avanti diverse ipotesi.

Chi crede che sia rappresentata la città di Roma, con alla sinistra un edificio rotondo, identificato con il Pantheon; secondo altri rappresenterebbe Gerusalemme, perché l’edificio rotondo non sarebbe altro che la rotonda del Santo Sepolcro, costruito da Costantino il grande; per altri sarebbe la Gerusalemme celeste, quella città dove tutti noi andremo alla nostra morte.

Anche se non sappiamo con certezza che città il mosaicista volesse rappresentare, possiamo apprezzare moltissimo la volontà di creare prospettiva e di dare l’idea di uno spazio molto più vasto, grazie all’espediente di posizionare alcuni edifici di traverso sia a sinistra che a destra.

All’interno del porticato, su una montagna, posta in perfetta simmetria con il Cristo, troviamo la croce sul Golgota.

La croce è, come il trono, riccamente decorata d’oro e di pietre preziose.

Essa simboleggia il sacrificio di Cristo, il quale morendo sulla croce ha salvato e redento l’umanità: il suo sacrificio è simbolo della sua vittoria e della sua forza.

Ai lati della croce troviamo i quattro simboli degli Evangelisti, identificati in forma simbolica, secondo gli incipit dei rispettivi Vangeli: ovvero l’angelo per Matteo, che narra l’infanzia “del figlio dell’uomo”; il leone per Marco, il cui Vangelo inizia con un racconto dedicato a Giovanni Battista, la cui vox clamantis in deserto “si eleva simile a un ruggito”; il bue per Luca: il suo Vangelo si apre con un sacrificio; e infine l’aquila per Giovanni, dal momento che il suo Vangelo è quello più spirituale e teologico rivolto verso a Dio.

Ai lati del Cristo abbiamo un tipico consesso apostolico, ovvero la scena di incontro tra Cristo e gli apostoli.

Proprio accanto al maestro troviamo Pietro a sinistra e Paolo a destra, seguiti dai rimanenti apostoli, anche se, contandoli, ne manca qualcuno (poi spiegheremo perché).

Pietro e Paolo vengono incoronati come principi degli apostoli da due figure femminili, di difficile identificazione: potrebbero essere le due sorelle Pudenziana e Prassede , di famiglia molto ricca, martirizzate a Roma, una delle quali è anche la dedicataria della chiesa; altra interpretazione è che le figure femminili rappresentino le due chiese: quella legata ai gentili (ex-gentibus) ,che incorona  Paolo oppure quella legata al credo ebraico (ex-circuncisionem),che esalta Pietro.

Questa chiesa, complessa e affascinante, ha moltissimi significati e segreti: utilizzerò anche il prossimo numero per finire il mio racconto di questo fulgido gioiello medievale.

Alla prossima puntata