A cura di ORE12

Affluenza poco superiore al 20,9% ai 5 referendum in materia di giustizia, il dato definitivo fornito dal Viminale che ha completato il calcolo della partecipazione al voto nei 7.903 comuni italiani. Per nessuno dei quesiti è stato dunque raggiunto il quorum. Secondo il sito Eligendo del Viminale, per il quesito 1 (Incandidabilità dopo condanna) l’affluenza è stata del 20,95% con i dati di tutti i 7.903 comuni. I dati comprensivi delle sezioni estere portano la percentuale al 20,91%. Con 61583 sezioni scrutinate su 62716 (99,19%), il SI è avanti con il 53,73%. Per il quesito 2 (Limitazione misure cautelari), secondo Eligendo l’affluenza definitiva è stata del 20,93% con i dati di tutti i 7.903 comuni. I dati comprensivi delle sezioni estere portano la percentuale al 20,89%. Con 61402 sezioni scrutinate su 62716 (97,90%), il SI è avanti con il 55,95%. Per il quesito 3 (Separazione funzioni dei magistrati), secondo Eligendo l’affluenza definitiva è stata del 20,93% con i dati tutti i 7.903 comuni. I dati comprensivi delle sezioni estere portano la percentuale al 20,89%. Con 61333 sezioni scrutinate su 62716 (97,79%), il SI è avanti con il 73,87%. Per il quesito 4 (Membri laici consigli giudiziari), secondo Eligendo l’affluenza definitiva è stata del 20,92% con i dati tutti i 7.903 comuni. I dati comprensivi delle sezioni estere portano la percentuale al 20,88%. Con 61294 sezioni scrutinate su 62716 (97,73%), il SI è avanti con il 71,84%. Per il quesito 5 (Elezioni componenti togati CSM), secondo Eligendo l’affluenza definitiva è stata del 20,92% con i dati tutti i 7.903 comuni. I dati comprensivi delle sezioni estere portano la percentuale al 20,89%. Con 61276 sezioni scrutinate su 62716 (97,70%), il SI è avanti con il 72,36%. Poi i commenti, tra i primi quello di Matteo Salvini: “Grazie ai 10 milioni di italiani che hanno scelto di votare per cambiare la Giustizia. È nostro dovere continuare a far sentire la loro voce!” . A seguire la nota della Lega: ““Grazie a chi ha informato e partecipato, ai governatori schierati in prima linea insieme ad amministratori locali – di tutti i colori politici – e a molti parlamentari.

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Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali. La battaglia per cambiare la Giustizia non si ferma questa sera, ma anzi riparte con rinnovato slancio: sarà il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l’onere e l’onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al Sistema”.  Poi Calderoli: “Secondo me le battaglie più difficili sono quelle più nobili da combattere. In questo la Lega ci ha messo la faccia e rivendichiamo quello che abbiamo fatto”. Lo ha detto il senatore della Lega, Roberto Calderoli, commentando dalla sede del partito in via Bellerio i risultati dei referendum sulla giustizia. “Lo faccio con orgoglio – ha aggiunto Calderoli – a fronte di più di 200 eventi organizzati in questo mese di campagna elettorale e di 1000 gazebo organizzati”. Di “incivile silenzio censorio” sul voto referendario ha parlato la Giunta dell’Unione Camere Penali. “La storia dei referendum in Italia è da sempre una storia di ostracismo e di avversione al voto democratico diretto”, hanno sottolineato le Camere Penali, esortando: “Occorre ora che l’impegno politico dei liberali di questo paese per una giustizia più giusta, tra i quali in prima fila l’Unione delle Camere Penali Italiane, sappia trovare da subito la forza per rilanciare le proprie idee e le proprie battaglie”. Poi due pareri dalla magistratura. Secondo il consigliere del Csm Nino Di Matteo il flop dei referendum dimostra come “evidentemente molti italiani hanno capito che con il referendum non si voleva migliorare la giustizia ma – ha evidenziato all’Adnkronos – punire la magistratura e renderla meno autonoma e indipendente. Purtroppo anche la riforma Cartabia, in discussione al Senato, va nella stessa direzione”. Per Eugenio Albamonte, segretario di ‘Area democratica per la giustizia’ “hanno vinto i cittadini, perché quelle formule erano talmente grossolane da non poter rappresentare per il futuro un modello né culturale né istituzionale per il nostro Paese. Sconfitto è chi ha pensato di puntare tutto sugli scandali per colpire la magistratura anziché per riformarla e porre riparo a una serie di situazioni che si sono create in passato. Una cosa sono le riforme, un’altra la mortificazione della magistratura”.