A cura di Giulia Ruas

Il 5 marzo 1922, a Bologna, nasceva Pier Paolo Pasolini, tra le personalità più
rappresentative del Novecento italiano. Un intellettuale eclettico che si è messo alla prova
in diversi campi culturali, dalla scrittura al cinema, alla musica e alla pittura e che oggi
viene ricordato soprattutto per il suo pensiero innovativo e ribelle e per la dura critica
rivolta alla società capitalista, oltre che per lo spazio riservato agli “ultimi”, ai “vinti” della
società.
Trasgressivo, con la sua sessualità ostentata e violenta, e con spirito religioso, si ricordi il
celebre film : ”Vangelo secondo Matteo”.
Profetico, nella sua critica serrata al consumismo che appiattisce identità, coscienze,
linguaggi, e passatista, poiché credeva che nel mondo dei sottoproletari si vagheggiasse
un ideale rurale guidato da regole antiche, nobili, crudeli.
Pasolini icona pop. Paolini intellettuale poliedrico.
Pier Paolo Pasolini uomo di lettere, di cinema e di teatro. Ma anche figura la cui storia
intima si contamina con le cronache, segnata da una fine efferata, morirà infatti ad ostia,
nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, e creatore di un testamento letterario sempre più
vivo, che trasporterà le coscienze nei decenni a venire.
Importanti furono i luoghi della sua giovinezza, dai rifugi dell’infanzia e dell’ultima stagione
della vita, alle città epicentro del suo successo e della sua maturità. Ecco perché il
centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini diventa un’occasione di riscoperta: per
rileggere l’Italia attraverso gli occhi le parole di un grandissimo intellettuale. Da Bologna a
Casarsa, da Genova a Roma, alcuni dei luoghi che ospiteranno la ricorrenza del
centenario dalla morte.

genio ribelle

Lo sguardo di Pier Paolo Pasolini accompagna tre decenni della storia d’Italia, dal
Dopoguerra alla prima metà degli anni Settanta. Quello del regista è un punto di vista che
già dal suo affiorare, negli anni della giovinezza trascorsi a Casarsa del Friuli, appare
controcorrente e spiazzante. È quel modello di civiltà contadina friulana, ingenuo ed
essenziale che farà da perno al suo percorso artistico e intellettuale. Un mondo semplice
e vitale che Pasolini ritroverà nelle borgate romane degli anni Cinquanta.
Una civiltà che va però scomparendo, con i suoi tratti particolari e originali, che lo
scrittore mette in contrapposizione al nuovo sistema di valori del consumismo,
dell’omologazione, che dai primi anni Sessanta si sta affermando in Italia senza incontrare
ostacoli, nella politica come nella cultura. Con le sue poesie, il suo cinema, gli articoli e gli
interventi pubblici Pier Paolo Pasolini conduce una battaglia disperata, che sa che non
può vincere, ma che combatte fino alla fine.
E’ stato inoltre uno dei primi intellettuali italiani a riprendere la cultura come politica. Nei
momenti in cui la cultura si frazionava, in cui sorgevano tante scienze e discipline umane,
egli ricostituiva il senso della letteratura come storia, con la ripresa dei motivi della
comunità con la ricerca in profondità della coscienza culturale e quindi politica delle
masse popolari. Pasolini ha ripreso quei temi leopardiani attraverso cui si vedeva l’Italia
unita come unità delle culture. In questo senso è stata importantissima per lui la lettura
che ha fatto con grande attenzione e dedizione delle opere di Gramsci, di cui il suo
pensiero fu degno allievo. Non per niente ha dedicato il suo libro forse più importante, alle
Ceneri di Gramsci, alla modesta tomba nel cimitero degli Inglesi, che l’intellettuale andava
spesso a visitare, proprio come omaggio affettuoso oltre che riverente alla grandissima
figura di politico e di uomo di cultura. Pasolini era un affascinante conversatore; riusciva a
intrattenere i pubblici di varia estrazione parlando con convinzione, dicendo delle cose
semplici ma profonde, e aprendo delle discussioni dalle quali tutti ricavavano sempre
qualcosa e nelle quali anch’egli spesso poteva modificare e arricchire le proprie posizioni.
“In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso
qualcosa si può fare solo quel qualcosa.”